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domenica 2 novembre 2014

Intervista ad Ippolito Chiarello

Intervista ad Ippolito Chiarello     
 di Lucia Mariano




- Ippolito Chiarello, ha abituato il suo pubblico ad ammirarla nella grande plasticità e poliedricità nel ricoprire perfettamente più ruoli differenti, - attore, regista, formatore di talenti, non poco attento anche nei confronti dei disagi sociali – facendo propri oltre agli interessi cinematografici, anche quelli teatrali e musicali. Nasce nel cuore del sud, a Corsano, e nonostante i suoi lavori vadano anche ben oltre i confini nazionali, ha sempre custodito e tutelato un forte legame con l’amato Salento.  Di certo questa scelta, in un contesto sociale e geografico in cui le “fughe dei talenti” siano considerate l’ordinarietà, rappresenta, uno straordinario atto di coraggio. Ad oggi, dovendo redigere un suo personale bilancio su Ippolito Chiarello, Artista, quale risultato otterrebbe, cosa leggerebbe nell’attivo e cosa nel passivo?
Quando si stila un bilancio significa che siamo alla fine della storia, oppure, come penso io, i bilanci devono essere sempre fatti per capire cosa abbiamo fatto, gli errori, i punti di forza e quindi ripartire e magari cambiare strada totalmente. Nel mio percorso penso che tutto quello che ho fatto ha avuto senso, nel bene e nel male. Ho imparato molto e l’esperienza accumulata come uomo e come artista mi gratifica molto e sento di essere in ascolto per poter sempre imparare qualcosa. All’attivo ho una grande gioia, la possibilità di fare un lavoro che mi entusiasma e che mi fa vivere ogni giorno sempre con nuovi stimoli, nuovi incontri, nuove cose da fare. Non vivo il dramma della ripetizione. In passivo forse posso annoverare una vita privata “privata” di tutto quello che è la normalità. Ma non so se è un male questo.

- Ha lavorato con “Nasca Teatri di Terra”, un nuovo laboratorio artistico, un libero spazio aperto, che s'ispira in linea di principio al concetto di attore “ecosostenibile” e di ricerca culturale intesa nel senso più puro e profondo del termine; prima ancora con “Compagnia Koreja” di Lecce; ha inoltre creato un nuovo genere di  arte, caratterizzata da un legame intenso e diretto tra l’artista e il pubblico; mi riferisco al suo “Barbonaggio Teatrale”, da cosa è stato caratterizzato il suo percorso di ricerca, quali sono le tensioni verso cui è incline?
 - La mia ossessione e missione di artista e per la quale sono ormai noto alle cronache nazionali è il mio lavoro per creare un rapporto sentimentale con il pubblico dell’arte e del teatro in particolare.
Sono anni che cammino su strade parallele. Lo faccio non solo perché credo che tutto il sistema teatrale e dell'arte non abbia "visioni", ma perché credo che ogni epoca debba essere indagata e capita e quindi affrontata con nuovi mezzi e nuove modalità, non perdendo mai di vista il centro: l'edificio teatro e i luoghi deputati alle varie arti.
Lo faccio perché non credo che le soluzioni debbano essere lasciate solo nelle mani delle istituzioni.
Lo faccio perché sono convinto che manchi un anello fondamentale e fondante dell'arte: il pensiero sulla gente che diventa pubblico attivo di un processo e quindi finanziatore morale e materiale del mio lavoro.
In questi anni con la mia casa aperta dal 2006 diventata cinema e teatro, le residenze nei paesi sperduti e il BARBONAGGIO che è diventato movimento artistico concreto, ho costruito e continuo a costruire una garanzia e un motivo per il mio lavoro: un pubblico fedele che segue il mio percorso e, letteralmente, mi aiuta e finanzia la mia/sua ricerca in ambito artistico.
La strada, le case, i distributori, i supermercati, i pub, le librerie sono luoghi da frequentare come trincee per arrivare alle prime linee. Sono luoghi dove esercitare il nostro mestiere corpo a corpo per vincere una guerra e entrare tutti insieme nella città conquistata.
Sono luoghi dove allenare la gente a un linguaggio, dove portare altra gente a conoscere una pratica.
Il teatro però si deve fare a teatro ed è per questo che si deve sempre di più farlo anche fuori dal teatro.
Lo scarto è sapere che si esce dal teatro per riportare la gente a "casa".



- Dall’esperienza con Dario Fò a “Fanculo Pensiero Stanza 510” in ginocchio sul palco dei Negramaro per  "Casa 69 Tour”, cosa c’è nel mezzo?
 - Ci sono incontri, laboratori con centinaia di ragazzi e ragazze, il teatro a scuola. Ci sono le relazioni e l’impegno quotidiano onesto e profondo nel sociale, nelle carceri, nei luoghi del disagio. C’è lo studio e l’impegno con questo luogo importante che è anche la mia casa artistica l’AMMIRATO CULTURE HOUSE. Un luogo sostenuto dalla fondazione canadese MUSAGETES e che mette insieme una grande idea di lavoro in comune e di pratiche comuni. L’arte che agisce sulle trasformazioni delle comunità. Partire dal quartiere per arrivare al mondo. C’è una casa che è il mio nido e una terra, il Salento, una città Lecce che amo follemente e che mi proteggono ogni giorno.
  
- “L’amor perduto” è stato il tema di ricerca di “Ti racconto a Capo 2014” di cui lei è il direttore artistico; progetto che ancora una volta vede tra i protagonisti il meraviglio sud, i suoi abitanti, i giovani artisti italiani e stranieri desiderosi di  vivere una nuova esperienza culturale e formativa; mi chiedo se, alla fine della residenza estiva, “l’amor perduto” sia stato finalmente ritrovato.
 - E’ un ‘esperienza ogni anno entusiasmante, profonda, gioiosa, di lavoro duro e consapevole. 16 artisti che ormai vengono da tutte le parti del mondo per conoscere il mio lavoro. Un paese, Corsano, nel profondo sud, che partecipa ed è strumento del percorso artistico che ormai è arrivato alla quinta edizione. Un tema su cui confrontarsi. Quest’anno siamo stati travolti dall’AMOR PERDUTO. E’ stato un percorso che ha provato i nostri sentimenti e che ci ha messo finalmente davanti alla possibilità di ritornare ad usare le parole per dichiarare tutto ciò che ormai è diventato alibi virtuale. Io dico che l’abbiamo trovato. Ritrovato. Anche grazie all’aiuto dei racconti del corteggiamento antico, dei nostri nonni, che scrivevano lunghe e reiterate lettere alle proprie amate o amati. Una lezione di semplicità da cui ci siamo a fatica separati. L’anno prossimo il tema sarà IL VIAGGIO. Vi aspettiamo.



- In campo cinematografico, la sua principale attività è di interprete, basti pensare a “Fine pena mai”, “… a Levante”, e “Il venditore di medicine”;  pochi mesi fa, so che ha ricoperto il ruolo di Sindaco inLatin Lover” un film girato in Puglia da Cristina Comencini, e che presto vedremo nelle sale italiane, ci parli di questo nuovo lavoro, ci dia qualche anticipazione.
 - Nel cinema ormai ci passo un po’ di tempo e mi diverte molto. Si, quest’anno, oltre ad essere nelle sale con IL VENDITORE DI MEDICINE, LA SANTA, e CONTRORA con cui ho partecipato al Festival del cinema di Roma 2013, ho girato il film della Comencini LATIN LOVER con un cast stellare: VIRNA LISI, MARISA PAREDES, TONI BERTORELLI, NERI MARCORE’, ANGELA FINOCCHIARO, VALERIA BRUNI TEDESCHI, che dovrebbe uscire a febbraio 2015. In questo film ho interpretato il ruolo del sindaco di questo paese del sud che organizza per i dieci anni della morte di un concittadino attore famoso, una commemorazione con tanto di targa da scoprire davanti alla popolazione. Oltre a questo mi piace segnalare anche il mio film, che ho scritto insieme a Matteo Greco, che ne è anche il regista e che è una lettura poetica del mio progetto del Barbonaggio Teatrale. Il film si intitola OGNI VOLTA CHE PARLO CON ME ed è prodotto, oltre che da me, Matteo Greco e Kama, principalmente dal pubblico della strada e con il sostegno della Puglia Film Commission e della rete pugliese dei Teatri Abitati. Il film, che è stato girato in Italia e nelle principali capitali e città europee (CANNES, BARCELLONA, MADRID, PARIGI, LONDRA, BERLINO), lo potrete vedere presto anche a Lecce e che distribuiremo e faremo girare in tutto il territorio nazionale e all’estero.




- Nel suo prossimo futuro cosa ci sarà, quali saranno i nuovi progetti?
Il futuro è ricco di appuntamenti. A settembre ho debuttato al festival Start Up di Taranto con il mio nuovo spettacolo “PSYCHO KILLER quanto mi dai se ti uccido?”, con la regia di Michelangelo Campanale, che mi vede attore in scena accompagnato al sax dall’amico e ormai grande artista internazionale Raffaele Casarano e dall’altrettanto bravo Marco Bardoscia o Stefano Rielli al contrabbasso. Lo potrete vedere a Lecce ai Cantieri Teatrali Koreja il 10 gennaio 2015. Sono attualmente in prova nella nuova produzione della compagnia Factory LA BISBETICA DOMATA, in anteprima a Mesagne il 14 novembre e in prima nazionale a Lecce a Marzo 2015. Comincerà a novembre le prove per un Eduardo De Filippo, L’ABITO NUOVO con Marco Manchisi e la compagnia La luna nel letto, che debutterà a Bari a novembre 2015. Oltre questo naturalmente c’è la scuola di teatro dell’Ammirato, un progetto sul teatro dialettale in via Leuca a Lecce APE STORY, il progetto LAVORATRICI con la consigliera di parità della Provincia di Lecce Alessia Ferrei, che indaga con il teatro le problematiche femminili e i soprusi e la violenza nei luoghi di lavoro. E poi le tournée degli spettacoli che partirà da fine novembre e finirà a maggio. Oltre agli spettacoli già citati girerò ancora con Il Barbonaggio e il Film collegato, lo spettacolo FANCULOPENSIERO STANZA 510, Oggi Sposi e il Romeo e Giulietta sempre della Compagnia Factory che è giunto al terzo anno di repliche.