Intervista al Dott. Ciro Federico Troiano
di Lucia Mariano
- Dottor Troiano, lei è considerato da molti come il precursore circa l’utilizzo e l’applicazione degli strumenti di interesse scientifico volti a studiare ed a prevenire, attraverso l’impiego di tecniche di contrasto i “nuovi volti del crimine”; è stato colui che ha dato vita ad una serie di termini e di concetti nuovi, ad esempio “la zoocriminalità minorile”, citata per la prima volta nel 1999 in un suo volume; ed ha inoltre coniato il termine “Zoomafia”, quasi ripercorrendo le orme del pretore di Ravanusa, che nella “Relazione Damiani” del 1884, fa riferimento ad un “terzo tipo di mafia”. Ci spieghi cosa viene inteso con il neologismo “Zoomafia”?
- La Relazione Damiani esaminava la situazione post
unitaria delle classi agricole in Sicilia analizzando anche i soprusi che
subivano i contadini e braccianti dai proprietari terrieri e dai campieri. La
locuzione “Terzo tipo di mafia” faceva riferimento a unioni di persone non ben
definite che si accordavano per realizzare profitti e interessi vari illegali. Ovviamente
non c’è nessun rapporto o legame diretto con la zoomafia, però il concetto è lo
stesso. Per zoomafia si intende lo sfruttamento degli animali per ragioni
economiche, di controllo sociale e di dominio territoriale. Si tratta di uno sfruttamento
criminale, ovvero perpetrato da persone singole o associate o appartenenti a
cosche mafiose o a clan camorristici. Con questo neologismo, però -e qui vi può
essere un legame con il concetto di “Terza mafia”-, indichiamo anche la nascita
e lo sviluppo di un mondo delinquenziale
diverso, ma parallelo e contiguo a quello mafioso, di una nuova forma di
criminalità, che pur gravitando nell’universo malavitoso e sviluppandosi dallo
stesso humus socio-culturale, trova come motivo di nascita, aggregazione e crescita, l’uso di animali per attività
economico-criminali.
- E’ sempre stato
attivo non solo intellettualmente, ma anche in prima persona, lottando contro
qualsiasi forma di sfruttamento criminale degli animali, e ha conferito una
serie di premi, di riconoscimenti e menzioni importanti , “Miglior azione di
conservazione”, “I cento Eroi mondiali dell’Ambiente”, “Premio San Francesco
Città di Genova”, "Premio Agorà". Nel 1999 con la LAV, Lega Anti
Vivisezione, ha fondato l’Osservatorio Nazionale Zoomafia di cui è
responsabile; di cosa si interessa
il suo Osservatorio?
- L’Osservatorio Nazionale Zoomafia è una struttura che
rientra fra i sistemi di controllo informale della criminalità, finalizzata
all’analisi criminologica –anche sotto il profilo economico-finanziario- dello
sfruttamento degli animali da parte di organizzazioni criminali, gruppi
organizzati o persone in concorso tra loro. Ci occupiamo delle varie forme di
“maltrattamento organizzato”. Alcune tipologie di maltrattamento, infatti, sono
intrinsecamente, ontologicamente consociative e trovano la loro consumazione
solo sotto forma di evento programmato e organizzato. Esse richiedono la
formazione preliminare dell’associazione senza la quale l’evento-maltrattamento
non si può realizzare. Sotto questo aspetto, il sodalizio diventa il
presupposto necessario per concretare il maltrattamento. Si pensi ai
combattimenti tra animali, alle corse clandestine di cavalli, all’abigeato e
traffico di fauna ecc. Nella nostra analisi rientrano anche fenomeni criminali
come la zoocriminalità minorile, ovvero il coinvolgimento di bambini e
minorenni in attività illegali che coinvolgono gli animali, e le violenze agite
da minorenni nei riguardi di animali. Abbiamo da poco, ad esempio, concluso la
somministrazione di un questionario a un campione di oltre 1000 ragazzi sulla
violenza contro gli animali assistita o agita da preadolescenti e adolescenti
nei riguardi di animali. I dati li stiamo esaminano e ci aiuteranno a capire un
fenomeno ancora poco esplorato e a proporre profili di politica criminale. Ci
interessiamo anche del fenomeno delle sette e delle forme di maltrattamento
animali che comportano; della violenza di genere che vede svariati
maltrattamenti ai danni degli animali della vittima umana che sono veri e
propri eventi sentinella e prodromici di una violenza sempre crescente; della
zooerastia e dello sfruttamento sessuale degli animali.
L’Osservatorio collabora con tutti gli organi di Polizia
Giudiziaria e con la Magistratura. Sovente siamo chiamati a tenere corsi e
lezioni nelle varie scuole delle forze di polizia.
- Ha insegnato,
“tecniche di contrasto alla zoomafia” e “criminologia dei diritti animali”
presso le scuole della Polizia, dei Carabinieri e della Forestale, redigendo
numerosi saggi e articoli a riguardo. Nel suo libro, “Zoomafia - Mafia, Camorra
& gli altri animali”, (Edizioni Cosmopolis), viene data al lettore la
concreta possibilità di rendersi conto in maniera tangibile, di quanto sia ampio,
importante e pericoloso il fenomeno criminale zoomafioso in Italia. In alcune
pagine del suo libro, racconta delle non poche minacce e delle ripetute
violenze ai danni della sua persona, subite a causa del suo lavoro; in una di
queste si legge una domanda da parte di un certo “P. V.”, che oltre a
minacciarlo di morte, si rivolge a lei dicendo: “Per una bustina di roba bianca
qualcuno ti spara e ti uccide, cosa hai guadagnato tu? Senti allora, togliti di
mezzo, stai a casa, fai il bravo”. Conviene con me, Dott. Troiano, che anche
solo la legge 189/04, fortemente voluta da voi della LAV, potrebbe essere ad
oggi, nell’elenco delle tante risposte da dare al “P.V.”? Quali importanti modifiche vengono apportate al Codice
Penale grazie a questa legge?
- Sicuramente la 189/04 ha rappresentato una svolta
importante nella tutela penale degli altri animali nel nostro Paese. Molti
obiettivi e risultati investigativi sarebbero stati impensabili senza questa
legge. Ovviamente è venuto il momento di perfezionarla, di apportare delle
modifiche migliorative, di renderne l’applicazione più efficace. Per spiegare
la portata innovativa rappresentata dalla 189/04 è opportuno ricordare la
normativa previgente. Può sembrare strano, ma nel nostro sistema giuridico fino
a dieci anni fa, ovvero al 2004 anno in cui è entrata in vigore la nuova
normativa contro il maltrattamento, non esisteva alcuna norma, né sotto forma
di precetto né di sanzione, che vietasse esplicitamente i combattimenti tra
animali o le corse clandestine di cavalli. Se per le lotte tra animali vi era
lo “spauracchio” giuridico della sanzione penale prevista per il maltrattamento
degli animali, per le corse clandestine non vi era neanche quello: solo in caso
di reale danno ai cavalli era ipotizzabile il maltrattamento. Non solo, anche
laddove sussistevano i presupposti, le persone denunciate andavano incontro a
un’impunità quasi certa, perché il reato previsto – l’articolo 727 del codice
penale – era di natura contravvenzionale e poteva essere estinto con
un’oblazione, si prescriveva al massimo in tre anni da quando era stato
compiuto, non era configurabile la fattispecie penale dell’associazione per
delinquere e non poteva essere punito a titolo di tentativo. Inoltre la pena
era di massimo 10 milioni di vecchie lire. Solo ammenda, neanche arresto. La
legge 189/04, anche se in fase di approvazione è stata depotenziata rispetto
alla sua stesura originaria e per questo riteniamo sia da perfezionare in
alcuni aspetti, con la sua portata innovativa ha rivoluzionato l’approccio
giuridico al problema, istituendo il delitto di “organizzazione di
combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali”. La nuova normativa,
infatti, configurando la fattispecie “divieto di combattimenti fra animali”
come delittuosa anziché come contravvenzionale, prevedendo la reclusione da uno
a tre anni oltre la multa che può arrivare fino a 160.000 euro, disciplinando
aumenti di pena in casi, ad esempio, di concorso di minori o di utilizzo di
videoriproduzioni, punendo anche chi, fuori dal concorso nel reato, alleva,
addestra o è proprietario di cani destinati alle lotte e ovviamente sanzionando
chi effettua o organizza scommesse, ha posto le basi per una nuova azione di
contrasto, più determinata ed efficace.
- Dottore, con il suo
“Rapporto Zoomafia” pubblicato annualmente, è possibile tracciare sia
territorialmente, sia temporalmente le funzioni ricoperte dagli animali nel
sistema mafioso e le varie evoluzioni dei fenomeni riguardanti il nuovo volto
del crimine. Cosa si evince,
analizzando il “Rapporto Zoomafia 2014”?
- Il nuovo Rapporto Zoomafia conferma la condotta
trasformista e “infiltrante” delle organizzazioni criminali dedite ai traffici
zoomafiosi capaci di trovare e inventarsi sempre nuovi canali di malaffare.
Illegalità, malaffare, violenza: tutto a danno degli animali. I traffici legati
allo sfruttamento degli animali rappresentano un’importante fonte di guadagno
per i vari gruppi criminali che manifestano una spiccata capacità di trarre
vantaggio da qualsiasi trasformazione del territorio e di guadagnare il massimo
rischiando poco. La vendita illegale di uccelli è sicuramente meno rischiosa di
altre attività illegali e garantisce guadagni di tutto rispetto. A livello
internazionale, la criminalità organizzata dedita ai vari traffici a danno
degli animali si distingue per la sua capacità di agire su scala
internazionale, per il suo orientamento al business, per la capacità di
massimizzare il profitto riducendo il rischio. Sono il simbolo, al pari delle
altre mafie, della società globalizzata.
Il traffico di cuccioli rappresenta la prima emergenza
zoomafiosa seguita dalle corse clandestine. Di contro, però, diminuiscono le
azioni di contrasto alle corse clandestine di cavalli. Vi è ripresa virulenta
dei combattimenti tra cani. Aumentano i traffici di animali rari e
protetti. “Cupola del bestiame”,
macellazione clandestina, sofisticazioni alimentari restano pericoli costanti e
vi è un allarme pesca illegale. Ancora, zoocriminalità minorile e diffusione
web dei traffici di animali. Insomma, è un lungo catalogo di violenze
organizzate, spesso sistematiche e seriali, che mietono migliaia di animali
ogni anno, quello analizzato nel Rapporto Zoomafia 2014. Basti pensare che ogni
ora nel nostro Paese si apre un procedimento penale per reati contro gli animali.
- Lei ha più volte
detto, riferendosi al traffico illegale di cuccioli, “gli animali sono nostri
amici, ed io non compro i miei amici”; oggi sempre più frequentemente molti
voti noti, anche negli ambienti scientifici, sono inclini a riconoscere la cancerogenicità
della carne intesa come alimento, primo tra tutti l’oncologo Veronesi, è
possibile estendere la sua massima in questo modo, “gli animali sono nostri
amici, ed io non compro e non mangio i miei amici”? Cosa si può fare per sensibilizzare maggiormente la
gente, così che possa compiere una scelta alimentare di tipo etico e salutista?
- In realtà lo slogan originario è proprio “gli animali
sono miei amici e io non mangio i miei amici”. La questione alimentare è una
questione etica, si sa. Attraverso le proprie scelte si può salvare la vita di
altri esseri viventi e contribuire al rispetto dell’ambiente, alla salvaguardia
dei delicatissimi equilibri naturali e alla difesa di un’economia solidale.
Sempre di più, però, la questione alimentare diventa anche un problema di
sicurezza. In questa prospettiva etica e sicurezza si incrociano e diventano
valori imprescindibili. Ogni sofisticazione alimentare di prodotti di origine
animale che implica manipolazione alla natura biologica degli animali è
un’offesa al loro benessere. Anche i “prodotti” adulterati di origine animale
che non richiedono la loro uccisione, provengono da lunghe e silenziose
sofferenze alle quali si aggiungono le adulterazioni. Le sofisticazioni si innestano
in un sistema in cui la vita animale e quella umana hanno scarso valore: chi è
disposto ad avvelenare le persone con “cibo” adulterato, non si preoccupa
certamente della vita degli altri animali… Ovviamente non possiamo che
consigliare di orientarsi verso un’alimentazione sana, anche sotto il profilo
etico, e non cruenta.
- Prima della
conclusione, di questa nostra, vorrei parlare delle sue passioni, la legalità,
lo studio della filosofia e dell’antropologia criminale, l’amore per gli
animali, e per i bambini. So che ha tenuto una serie di corsi nelle varie
scuole del Paese, per sensibilizzare le nuove generazioni alla legalità. So
anche che il suo amore verso i bambini va al di là del territorio nazionale
stesso, con soventi viaggi verso il continente africano, anche al fine di far
pervenire personalmente “aiuti umanitari” e cancelleria nelle scuole dei
villaggi tanzaniani. Nel ringraziarla
per la disponibilità e la cortesia dimostratami concedendomi quest’intervista,
le chiedo un ultimo racconto; questa volta però non riguardante il lavoro, ma
la sua vita privata, le sue vacanze, il tempo libero che dedica sempre e
comunque alla solidarietà; le chiedo uno dei ricordi più belli a proposito dei
suoi viaggi nella tanto cara e tanto amata Africa.
- Sono una persona riservata e schiva
nel parlare della mia vita privata e personale. I ricordi sono tanti, ma penso sempre a uno sguardo di un
bambino. C’era l’infinito in quegli occhi, lo stesso del mio silenzio: