Ho deciso di riportare in auge questo gioco, di quando mia figlia era piccola, durante il nostro tragitto in auto, dopo una sessione di allenamento di karate. Lei ha condiviso un pensiero su una bottiglia d'acqua verde, ed ho iniziato con la domanda "perché." Questo ha scatenato una serie di domande e risposte che ci hanno portato ad esplorare argomenti che andavano dalla biologia alla teologia, dal significato della vita al concetto di rinuncia.
Se notate che il vostro figlio stia lottando per spiegare il "perché" di qualcosa, potete usare un piccolo trucco: ripetere l'ultima cosa che hanno detto e aggiungere la parola "cioè." Questo spesso li incoraggia a esprimere le loro idee in modo più dettagliato.
Ricordate che non è un nostro compito insegnare loro tutto, ma piuttosto nutrire la loro curiosità innata e aiutarli a sviluppare il pensiero critico. Questo gioco dei "perché" e dei "cioè" è una dimostrazione tangibile di come si possa costruire connessioni più profonde con i figli e promuovere la loro crescita intellettuale in modo creativo.
Questo stratagemma apre a un nuovo mondo di spiegazioni. Non è corretto ritenere che si debba trasmettere loro ogni conoscenza. In effetti, ricordo che un Ministro della Repubblica Italiana affermava la questione degli "imbuti"... La verità è che non si tratta di insegnare, ma di imparare da loro. Potrò sembrare forse eccessivamente socratica, ma credetemi, sono territori inesplorati, un tesoro da cui trarre abbondante ricchezza. Non dobbiamo impartire conoscenza, ma piuttosto far emergere quella che essi possiedono.
L. M.
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