Una nota azienda partenopea sta promuovendo un concorso a
dir poco scandaloso.
In sostanza si tratta di pagare per lavorare.
L’azienda in questione produce borse, generalmente rivestite con materiali ottenuti
dalla lavorazione del petrolio, bruttissime, dal design a cui Marcel
Duchamp avrebbe potuto, di certo, ispirarsi e alla cui vista Karl Friedrich Rosenkranz sarebbe andato, senza alcun dubbio, in un brodo
di giuggiole.
Dal 24 agosto, questa “filantropica” società ha messo a
disposizione della sua clientela una “grande opportunità lavorativa”.
Con l’acquisto di una borsa, conservando lo scontrino su
cui è indicato un codice univoco da inserire nella landing dedicata all'iniziativa, si può partecipare al concorso che prevede la possibilità di vincere un mese di
lavoro retribuito a cinquecento euro.
Per poter ambire al posto di lavoro come stagista
bisogna:
1) Pagare la borsa da loro prodotta;
2) Fornire a questa bella azienda tutti i propri dati
personali;
3) E poi, ancora, redigere un elaborato contenente un piano
di comunicazione per il lancio sul mercato di un loro nuovo prodotto.
È una trovata pubblicitaria a dir poco pessima, squallida
e volgare.
Con un costo di cinquecento euro, l’azienda ottiene i
seguenti vantaggi:
1) aumenta le vendite;
2) crea un pacchetto di dati personali (che, non si sa mai, può sempre
servire);
3) ottiene (senza pagare dei consulenti sulla
comunicazione, che fanno questo di lavoro) vagonate di progetti per il lancio
pubblicitario del nuovo prodotto, praticamente a costo zero;
4) ha una nuova stagista.
Speculare sulle
speranze lavorative di tante giovani donne, alleandosi con la congiunturale
crisi italiana, è il modo migliore per farsi una pessima fama, e questa ditta la
merita tutta!
Lucia Mariano
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