martedì 5 settembre 2017

"[Clienti] di tutto il mondo, unitevi!"

Una nota azienda partenopea sta promuovendo un concorso a dir poco scandaloso.

In sostanza si tratta di pagare per lavorare.

L’azienda in questione  produce borse, generalmente rivestite con materiali ottenuti dalla lavorazione del petrolio, bruttissime, dal design a cui Marcel Duchamp avrebbe potuto, di certo, ispirarsi e alla cui vista Karl Friedrich Rosenkranz sarebbe andato, senza alcun dubbio, in un brodo di giuggiole.

Dal 24 agosto, questa “filantropica” società ha messo a disposizione della sua clientela una “grande opportunità lavorativa”.

Con l’acquisto di una borsa, conservando lo scontrino su cui è indicato un codice univoco da inserire nella landing dedicata all'iniziativa, si può partecipare al concorso che prevede la possibilità di vincere un mese di lavoro retribuito a cinquecento euro.

Per poter ambire al posto di lavoro come stagista bisogna:
1) Pagare la borsa da loro prodotta;
2) Fornire a questa bella azienda tutti i propri dati personali;
3) E poi, ancora, redigere un elaborato contenente un piano di comunicazione per il lancio sul mercato di un loro nuovo prodotto.

È una trovata pubblicitaria a dir poco pessima, squallida e volgare.

Con un costo di cinquecento euro, l’azienda ottiene i seguenti vantaggi:
1) aumenta le vendite;
2) crea un pacchetto di dati personali (che, non si sa mai, può sempre servire);
3) ottiene (senza pagare dei consulenti sulla comunicazione, che fanno questo di lavoro) vagonate di progetti per il lancio pubblicitario del nuovo prodotto, praticamente a costo zero;
4) ha una nuova stagista.

Speculare sulle speranze lavorative di tante giovani donne, alleandosi con la congiunturale crisi italiana, è il modo migliore per farsi una pessima fama, e questa ditta la merita tutta!

Lucia Mariano

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